PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E LA TRASPARENZA 2021-2023
Approvato dal Consiglio Notarile del Collegio Notarile Distrettuale di Asti
(su proposta del Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza)
con delibera del  16 marzo 2021

 

Premessa

Il presente Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza, di seguito PTPC, con quanto ad esso allegato (catalogo dei rischi), è stato elaborato:

  • in presenza di una generica previsione di applicabilità, della normativa in materia di lotta alla corruzione nella P.A. e di trasparenza nell’attività della P.A., agli ordini professionali in tutte le loro articolazioni territoriali;
  • in presenza di una limitatissima applicabilità in concreto della normativa relativa alle realtà consiliari (quale quella del Consiglio Notarile del Collegio Notarile Distrettuale di Asti) del tutto marginali (per le modeste dimensioni, la totale assenza di gestione di denaro pubblico, la gestione sotto soglia di rilevanza di risorse comunque da contribuzione volontaria di categoria, e la limitatissima attività rivolta all’esterno ed in particolare al pubblico), in cui è quasi esercizio di stile prefigurare possibili violazioni della normativa;
  • in assenza di idonei modelli operativi semplificati, per le suddette realtà consiliari marginali, adattando, per quanto possibile, in condivisione con il Consiglio nazionale del Notariato, il modello dallo stesso adottato, con contenuti in concreto applicabili solo in caso di futuri rilevanti cambiamenti della realtà stessa, non escludibili in senso assoluto ma difficilmente ipotizzabili;
  • sulla base delle indicazioni di ufficio all’uopo istituito dal Consiglio Nazionale del Notariato.

 

Il sistema di prevenzione della corruzione nelle amministrazioni pubbliche

Con la legge 6 novembre 2012, n. 190 recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 265 del 13 novembre 2012) è stata introdotta la disciplina delle misure per limitare il verificarsi di fenomeni corruttivi e contrari alla legalità all’interno delle amministrazioni pubbliche e dei soggetti comunque esercenti pubbliche funzioni o svolgenti attività di pubblico interesse.

La legge n. 190/2012 disciplina:

  • la strategia nazionale di prevenzione della corruzione nelle amministrazioni pubbliche centrali e territoriali;
  • i soggetti istituzionali deputati a coordinare le modalità di prevenzione e contrasto alla corruzione;
  • la riforma del codice penale e di quello civile al fine di inasprire la lotta alla corruzione;
  • l’adozione di specifiche norme per contrastare i fenomeni sopra indicati si è resa necessaria al fine di promuovere l’etica e la legalità nei soggetti deputati all’esercizio di attività di pubblico interesse.

A seguito della legge n. 190/2012 sono stati adottati i seguenti decreti attuativi:

  • lgs. 31 dicembre 2012, n. 235, recante “Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi”;
  • lgs. 14 marzo 2013, n. 33, recante “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”;
  • lgs. 8 aprile 2013, n. 39, recante “Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico”;
  • p.r. 16 aprile 2013, n. 62 “Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici a norma dell’art. 54 del d.lgs. 30 marzo 2001, n. 165”.

Con il d.lgs. 25 maggio 2016, n. 97 sono state disposte modifiche alla legge n. 190/2012 ma, soprattutto, al d.lgs. n. 33/2013 con l’introduzione, tra l’altro, del diritto di accesso civico generalizzato (c.d. “FOIA” – freedom of information act) e con la soppressione del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità, con la conseguente previsione nei PTPC di una sezione appositamente dedicata alla trasparenza.

Nel Piano nazionale anticorruzione (PNA) approvato dall’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) con la delibera n. 72 dell’11 settembre 2013 (PNA 2013), come aggiornato dalla medesima Autorità con la determina 12 ottobre 2015, n. 12 (PNA 2015) e nella delibera 3 agosto 2016, n. 831 (PNA 2016), aggiornato con la delibera 22 novembre 2017, n. 1208 (PNA 2017), la nozione di corruzione che si assume nel sistema di prevenzione dettato dalla predetta normativa, fa riferimento ad una più ampia casistica di comportamenti, rispetto a quelli previsti dal codice penale (Artt. 318 e ss.) che possano ostare al corretto perseguimento degli interessi pubblici.

La nozione  di corruzione declinata nel PNA ricomprende, infatti, non solo l’intera gamma dei delitti contro la pubblica amministrazione/ente disciplinati nel Titolo II, Capo I, del codice penale, ma anche le situazioni in cui – a prescindere dalla rilevanza penale –  venga in evidenza un malfunzionamento dell’amministrazione a causa dell’uso a fini privati delle funzioni attribuite, ovvero l’inquinamento dell’azione amministrativa ab externo, sia che tale azione abbia successo sia nel caso in cui rimanga a livello di tentativo.

Con il PNA 2015 si è confermata la definizione del fenomeno contenuta nel PNA 2013, non solo più ampia dello specifico reato di corruzione e del complesso dei reati contro la pubblica amministrazione, ma coincidente con la “maladministration”, intesa come assunzione di decisioni (di assetto di interessi a conclusione di procedimenti, di determinazioni di fasi interne a singoli procedimenti, di gestione di risorse pubbliche) devianti dalla cura dell’interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi particolari.

La legge n. 190/2012, come ribadito dall’ANAC, fa riferimento, dunque, ad un concetto più ampio di corruzione, nel quale rilevano non solo l’intera gamma dei reati contro la P.A. disciplinati dal Titolo II del Libro II del codice penale, ma anche le situazioni di “cattiva amministrazione”, nelle quali vanno compresi tutti i casi di deviazione significativa, dei comportamenti e delle decisioni, dalla cura  imparziale dell’interesse pubblico, le situazioni, quindi, nelle quali interessi privati condizionino impropriamente l’azione delle amministrazioni o degli enti, sia che tale condizionamento abbia avuto successo, sia nel caso in cui rimanga a livello di tentativo.

La legge n. 190/2012 prevede l’obbligo per ogni amministrazione pubblica, ente o organismo comunque obbligato, di procedere alla pianificazione di  adeguate misure di prevenzione e di contrasto della corruzione nonché di gestione del rischio corruttivo,  muovendo dall’ analisi e dalla valutazione dei rischi corruttivi ipotizzabili all’interno dell’organizzazione stessa, attraverso l’elaborazione di un Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e la Trasparenza (PTPCT) elaborato tendendo conto anche delle indicazione fornite dall’ANAC con il PNA.

Il PTPCT rappresenta il documento fondamentale per la definizione della strategia di prevenzione della corruzione dell’ente. In esso si delinea un programma di attività derivante da una preliminare fase di analisi che, in sintesi, consiste nell’esaminare l’organizzazione, le sue regole e le sue prassi di funzionamento in termini di “possibile esposizione” al fenomeno corruttivo.

Il PTPCT è un programma di attività, con indicazione delle aree di rischio e degli specifici rischi corruttivi, delle misure da implementare per la prevenzione in relazione al livello di pericolosità dei rischi specifici, dei responsabili per l’applicazione di ciascuna misura e dei tempi.

Il PTPCT contiene:

–          l’individuazione delle aree sensibili al rischio corruttivo;

–          l’individuazione per ogni area degli interventi per ridurre i rischi;

–          la programmazione delle iniziative di formazione;

–          l’individuazione dei referenti e dei soggetti tenuti a relazionare al RPCT;

–          l’individuazione delle misure di trasparenza;

–          la definizione delle misure per l’aggiornamento e il monitoraggio del Piano stesso;

–          l’individuazione delle modalità e dei tempi di attuazione delle altre misure di carattere trasversale contenute nella legge n. 190/2012 e nei suoi decreti attuativi.

La prevenzione della corruzione si fonda sul “risk management”, ossia sul processo mediante il quale si misura o si stima il rischio e successivamente si sviluppano delle strategie per governarlo:

  • il verificarsi di fatti corruttivamente rilevanti è un “rischio” che incide sul corretto perseguimento degli interessi pubblici;
  • il “rischio” è un “costo” che mina il corretto impiego delle risorse e riduce la “performance” dell’amministrazione;
  • il “rischio corruzione” non consente di garantire adeguatamente i principi di efficienza, efficacia ed economicità che sono posti a fondamento dell’azione amministrativa
  • il “rischio corruzione” produce danni economicamente rilevanti che si riflettono sul sistema economico-finanziario del Paese.

L’ANAC, nei suoi atti, ha più volte affermato che la ratio sottesa nella legge n. 190/2012 e nei decreti di attuazione, è quella di estendere le misure di prevenzione della corruzione e di trasparenza, e i relativi strumenti di programmazione, a soggetti che, indipendentemente dalla natura giuridica, sono controllati dalle amministrazioni pubbliche, si avvalgono di risorse pubbliche, svolgono funzioni pubbliche o attività di pubblico interesse.

Il soggetto deputato alla predisposizione, monitoraggio ed eventuale aggiornamento del piano è il Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, di seguito RPCT, secondo quanto previsto dalla legge n. 190/2012, come riformata dal d.lgs. n. 97/2016.

L’applicazione delle norme sulla prevenzione della corruzione agli ordini professionali

Con la delibera n. 145 del 21 ottobre 2014, l’ANAC ha ritenuto “applicabili le disposizioni di prevenzione della corruzione di cui alla l. n. 190/2012 e decreti delegati agli Ordini e ai Collegi professionali”. Nello specifico, è ivi stabilito che detti enti devono “predisporre il Piano triennale per la prevenzione della corruzione, il Piano triennale della trasparenza e il Codice di comportamento del dipendente pubblico, nominare il Responsabile della prevenzione della corruzione, adempiere agli obblighi in materia di trasparenza di cui al d.lgs. n. 33/2013 e, infine, attenersi ai divieti in tema di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi di cui al d.lgs. n. 39/2013”.

L’aggiornamento al PNA 2015 ha chiarito, tra l’altro, che gli ordini professionali nazionali e territoriali adottano ciascuno un proprio PTPCT e che a tali soggetti si applicano pienamente gli indirizzi contenuti nel PNA e nei suoi aggiornamenti.

Con la modifica del d.lgs. n. 33/2013 ad opera del d.lgs. n. 97/20196, è stato espressamente previsto che agli ordini professionali si applichino le norme in materia di trasparenza amministrativa.

Agli ordini e ai collegi professionali, peraltro, è dedicata un’apposita sezione del PNA 2016. In tale atto l’ANAC precisa come gli ordini professionali rientrino nel novero dei soggetti tenuti a conformarsi al d.lgs. 33/2013 e come ad essi si applichi la disciplina prevista dalle l. 190/2012 sulle misure di prevenzione della corruzione.

La strutturazione del notariato (Consiglio Nazionale del Notariato e Consigli Notarili Distrettuali)

La struttura territoriale dell’ordine professionale dei notai si articola su un consiglio nazionale e su consigli notarili locali, cui fanno riferimento specifiche aree territoriali (distretti notarili).

Il Consiglio Nazionale del Notariato, di seguito “CNN”, ha sede a Roma, è composto da notai in esercizio eletti in unica data nel numero stabilito.

Il CNN:

  1. a) dà parere sulle disposizioni da emanarsi per quanto concerne l’ordinamento del notariato e su ogni altro argomento che interessi la professione notarile, quando ne sia richiesto dal Ministro per la grazia e giustizia;
  2. b) presenta al ministro competente, o alle altre autorità competenti, le proposte che ritenga opportune in materia di notariato o altrimenti in relazione all’attività notarile;
  3. c) raccoglie e coordina le proposte formulate dai notai nelle materie di cui alla precedente lettera b;
  4. d) assume e promuove iniziative per lo studio di argomenti che riflettono il notariato e i suoi istituti, compresi quelli relativi alle forme di previdenza e di assistenza fra i notai;
  5. e) cura la tutela degli interessi della categoria dei notai;
  6. f) elabora princìpi di deontologia professionale.

Ogni CND, oltre alle attribuzioni che gli sono demandate dalla legge:

–          vigila sulla conservazione del decoro nell’esercizio della professione, e nella condotta dei notai iscritti presso il medesimo, e sull’esatta osservanza dei loro doveri;

–          vigila sulla condotta dei praticanti e sul modo in cui gli stessi adempiono i loro doveri, e rilascia i relativi certificati;

–          emette, su richiesta delle autorità competenti, il proprio parere sulle materie attinenti al notariato;

–          forma ed autentica ogni anno il ruolo dei notai esercenti e praticanti;

–          s’interpone, richiesto, a comporre le contestazioni tra notai, e tra notai e terzi, sia per la restituzione di carte e documenti, sia per questioni di spese ed onorari, o per qualunque altro oggetto attinente all’esercizio del notariato;

–          riceve dal Tesoriere, in principio di ogni anno, il conto delle spese dell’anno decorso e forma quello preventivo dell’anno seguente, salva l’approvazione del collegio;

–          svolge attività di analisi di questioni giuridiche sollevate da notai del distretto;

–          funge da punto di riferimento per i rapporti tra notai del distretto e organi della pubblica amministrazione la cui attività si interseca con la funzione notarile per un corretto confronto sull’applicazione della normativa tempo per tempo vigente.

Il CND vigila altresì sull’osservanza, da parte dei notai iscritti al collegio, dei principi e delle norme di deontologia professionale elaborati dal Consiglio nazionale del notariato secondo quanto previsto dall’articolo 2, comma primo, lettera f), della legge 3 agosto 1949, n. 577, e successive modificazioni.

Qualora venga rilevata l’inosservanza di leggi, di regolamenti, di principi e norme deontologiche elaborati dal Consiglio nazionale del notariato ovvero la violazione di altri doveri da parte del notaio, il Consiglio notarile del distretto al quale il notaio è iscritto promuove, per il tramite del presidente, procedimento disciplinare ai sensi dell’art. 153 della l. 16 febbraio 1913, n. 89 recante Ordinamento del notariato e degli archivi notarili.

In ogni circoscrizione territoriale è istituita una Commissione amministrativa regionale di disciplina (COREDI) con sede presso il consiglio notarile distrettuale del capoluogo della regione.

Competente per gli illeciti disciplinari commessi dai notai è la COREDI della circoscrizione nella quale è compreso il distretto nel cui ruolo era iscritto il notaio quando è stato commesso il fatto per il quale si procede.

Nell’ambito del CND è possibile distinguere tra attività istituzionali e di supporto:

–          istituzionali, ovvero le attività svolte dal CND in ragione delle competenze attribuitegli dalle norme vigenti;

–          supporto, ovvero le attività concernenti i profili organizzativi e funzionali dell’ente, prodromiche al corretto esercizio delle attività istituzionali.

Il CND di Asti e la prevenzione della corruzione nel suo ambito

Il CND di Asti è composto da 5 (cinque) notai, eletti dai notai esercenti nel distretto; gli eletti restano in carica tre anni.  Il Consiglio elegge tra i propri membri il Presidente, il Segretario e il Tesoriere.

Stante le ridotte dimensioni del distretto, il CND di Asti ha soltanto attribuito, al suo interno, le cariche previste istituzionalmente (Presidente, Segretario, Tesoriere) e quelle tempo per tempo previste da normativa vigente.

Per risparmio di costi  non vi è un ufficio aperto al pubblico e le funzioni di segreteria relative vengono svolte, a titolo di cortesia, dal Presidente e dal suo studio, senza alcuna remunerazione relativa.

Essendo il CNN promotore, per tutto il notariato, dell’etica, della legalità e della trasparenza, e dell’autoregolamentazione interna delle attività, e poiché il suo web istituzionale (www.notariato.it) si configura come principale elemento di collegamento tra la società civile e la categoria notarile, e contiene, oltre ai dati sulle competenze e sulle attività del CNN e della categoria, le informazioni utili a coloro che necessitano dell’intervento di un notaio, il CND di Asti, sulla base delle indicazioni del CNN, è a sua volta promotore è promotore dell’etica, della legalità e della trasparenza e dell’autoregolamentazione interna delle attività, nell’ambito locale di competenza, ed ha sua volta un sito web (www.consiglionotarilediasti.it) per il collegamento con la società civile e l’utenza notarile in detto ambito locale di competenza.

Il CND di Asti, pur con limitatissimi mezzi a disposizione, ha l’obiettivo di mantenere un costante contatto con gli uffici della P.A. (o che svolgono funzioni per la P.A.) che operano in relazione alla funzione notarile, in particolare l’Agenzia delle Entrate (nelle sue varie articolazioni), le C.C.I.A.A. più vicine e l’Archivio Notarile Distrettuale, al fine di essere messo al corrente al più presto di eventuali condotte illecite o contrarie alla deontologia professionale da parte di notai del distretto (con specifica attenzione al versamento delle imposte da essi percepite ed ai rapporti con il personale di detti uffici), al fine di intervenire in base alle sue prerogative, nel rispetto dei principi della legalità e della trasparenza e nell’autoregolamentazione interna delle attività.

Il processo di informatizzazione del notariato, semplificando e standardizzando procedure ed attività ha anche effetto di misura di prevenzione della corruzione.

Il presente PTPCT delinea un sistema di prevenzione che si pone in linea di continuità con le iniziative sin qui adottate dal CNN e dal CND di Asti anche al di fuori di specifici obblighi normativi, con la finalità di promuovere la legalità, l’etica e l’integrità nei comportamenti di coloro che operano nell’interesse del consiglio stesso.

La normativa prevede la pianificazione di misure obbligatorie e specifiche di prevenzione della corruzione.

Per poter utilmente definire tali misure, è necessario preventivamente analizzare l’organizzazione dell’ente e definire i processi che ne caratterizzano il funzionamento nonché individuare i possibili rischi corruttivi, tenendo presente un’ampia nozione di corruzione.

Per processo si intende un insieme di attività interrelate che creano valore trasformando delle risorse (input del processo) in un prodotto (output del processo) destinato ad un soggetto interno o esterno all’amministrazione (utente). Il concetto di processo è più ampio di quello di procedimento amministrativo e ricomprende anche le procedure di natura privatistica.

Al fine di adottare una razionale pianificazione anticorruzione è necessario dunque procedere ad una mappatura dei processi che consenta l’individuazione del contesto entro cui deve essere sviluppata la valutazione del rischio, coinvolgendo i responsabili di eventuali diversi settori di articolazione.

Alla mappatura dei processi consegue l’identificazione dei rischi, che consiste nella ricerca, l’individuazione e la descrizione dei rischi medesimi. Per rischio si intende l’effetto dell’incertezza sul corretto perseguimento dell’interesse pubblico e, quindi, sull’obiettivo istituzionale dell’ente, dovuto alla possibilità che si verifichi un dato evento.

L’attività di identificazione richiede che per ciascun processo siano fatti emergere i possibili rischi di corruzione. Questi emergono considerando il contesto esterno ed interno. L’analisi del rischio include la valutazione della probabilità che il rischio si realizzi e delle conseguenze che il rischio produce (probabilità e impatto) per giungere alla determinazione del livello di rischio. Il livello di rischio è rappresentato da un valore numerico o, comunque, da un parametro oggettivo che ne definisca la pericolosità. L’identificazione dei rischi viene condotta sottoponendo, nel corso di interviste ai responsabili dei diversi uffici, alcune schede di rilevazione degli eventi rischiosi, in relazione ai processi censiti. Per evento si intende il verificarsi o il modificarsi di un insieme di circostanze che si frappongono o si oppongono al perseguimento dell’obiettivo istituzionale dell’ente. In tale sede, ai responsabili può essere chiesto di proporre le misure necessarie per la riduzione/eliminazione dei rischi.

All’attività di identificazione fa seguito la gestione del rischio, con cui si intende l’insieme delle attività coordinate per ridurre (e, sperabilmente, eliminare) le probabilità che un dato rischio si verifichi e il grado di impatto che il verificarsi del rischio potrebbe avere sull’organizzazione ed il funzionamento dell’ente. I principi fondamentali utilizzati per una corretta gestione del rischio ai quali si fa riferimento nel presente documento, sono essenzialmente quelli declinati nel Piano Nazionale Anticorruzione, di seguito PNA, e nel PTPCT del CNN, debitamente rapportati al contesto del CND di Asti.

L’analisi dei rischi consente di ottenere una classificazione degli stessi in base al livello di rischio più o meno elevato, in base alla quale definire con ponderazione il trattamento dei rischi medesimi, attraverso l’associazione di misure specifiche oltre che delle misure obbligatorie previste per legge.

Per rischio deve intendersi, quindi, un evento o una condizione sfavorevole che potrebbe verificarsi nel corso delle attività svolte da una determinata organizzazione, con possibili conseguenze dirette o indirette sulle medesime attività, ovvero, l’eventualità di poter subire un danno, connessa a circostanze più o meno prevedibili.

L’individuazione di aree di rischio omogenee, ovvero di insieme di processi rischiosi, ha la finalità di consentire l’emersione delle aree nell’ambito dell’attività dell’ente che debbono essere presidiate più di altre mediante l’implementazione di misure di prevenzione. Rispetto a tali aree il PTPC deve identificare le loro caratteristiche, le azioni e gli strumenti per prevenire il rischio, stabilendo le priorità di trattazione.

In tal senso, vi sono aree di rischio obbligatorie per tutte le amministrazioni/enti/soggetti ai quali si applicano le norme anticorruzione, che sono indicate nell’Allegato 2 del PNA che ne riporta un elenco (desumendole da quelle iscritte nella legge n. 190/2012), cui dovrebbero aggiungersi le ulteriori aree individuate da ciascun ente in base alle proprie specificità.

A seguito dell’aggregazione dei processi, nel PTPCT risultano le seguenti aree:

  • aree di rischio generali: alle quali fanno capo le aree obbligatorie (indicate dalla legge e meglio specificate nel PNA: autorizzazione o concessione; scelta del contraente nell’affidamento di lavori, forniture e servizi; concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari; concorsi e prove selettive per l’assunzione del personale) e le aree generali (indicate dall’ANAC: gestione delle entrate, delle spese e del patrimonio; controlli, verifiche, ispezioni e sanzioni; incarichi e nomine; affari legali e contenzioso; formazione professionale continua; rilascio di pareri di congruità; indicazione di professionisti per l’affidamento di incarichi specifici);
  • aree ulteriori o specifiche: altre aree che fanno riferimento alla peculiare organizzazione dell’ente e alle attività proprie del medesimo.

Il presente PTPCT ha validità a termini di normativa vigente, dovrà essere sarà aggiornato a termini di normativa vigente .

Il PTPCT è finalizzato, tra l’altro a:

–          determinare la consapevolezza in capo ai destinatari che il verificarsi di fenomeni corruttivi espone l’Ente a gravi rischi, in special modo sotto il profilo  dell’immagine pubblica, e produce conseguenze sul piano penale e disciplinare a carico dell’autore della violazione;

–          sensibilizzare tutti i soggetti destinatari ad impegnarsi attivamente e costantemente nell’attuare le misure di contenimento del rischio previste nel presente documento e nell’osservare le procedure e le regole interne, sollecitando il RPCT ad ogni modifica del Piano utile ai fini del suo rafforzamento;

–          assicurare la correttezza dei rapporti tra l’Ente e i soggetti che con esso intrattengono relazioni di qualsiasi genere, anche verificando e vigilando su possibili conflitti d’interesse;

–          coordinare le misure di prevenzione della corruzione con i controlli che devono essere attuati per vigilare sul rispetto delle disposizioni sulla inconferibilità e incompatibilità degli incarichi previste dal d.lgs. n. 39/2013.

Destinatari del presente PTPCT sono:

–          i componenti del CND di Asti;

–          eventuali organismi od altri enti controllati o partecipati del CND di Asti, loro organi, commissioni, e componenti;

–          l’eventuale personale del CND di Asti;

–          eventuali consulenti e collaboratori del CND di Asti;

–          eventuali titolari di contratti per lavori, servizi e forniture al il CND di Asti;

–          chiunque operi per conto o nell’interesse del CND di Asti.

Eventuali aggiornamenti del presente PTPCT potranno essere proposti dal RPC sulla base della rilevazione di una o più esigenze che derivino:

–          da modifiche normative e regolamentari;

–          da pareri di organi competenti o del CNN;

–          dalle identificazione e valutazione di nuovi eventi o fattori di rischio;

–          da emersione di lacune del piano o comunque di situazioni sintomatiche della sua inidoneità.

È fatto obbligo a tutti i soggetti sopra indicati di osservare le norme che disciplinano la prevenzione della corruzione e le disposizioni contenute nel presente PTPCT (ed allegati relativi).

La violazione delle predette misure è sanzionata in modo graduale, tenuto conto del ruolo e delle competenze del soggetto che pone in essere la violazione:

–          nel caso di ipotizzata violazione da parte di consiglieri o di altro organo del CND di Asti, il RPCT comunica il fatto al consiglio, per le determinazioni del caso, e quest’ultimo delibera i provvedimenti da adottare;

–          nel caso di ipotizzata violazione da parte di dipendenti e degli altri soggetti obbligati all’osservanza del presente PTPCT, si configura un ipotesi di illecito disciplinare, secondo quanto stabilito dall’art.1, comma 14 della Legge n. 190/2012, e il RPC propone al consiglio i provvedimenti da adottare;

–          nel caso di ipotizzata violazione da parte di soggetto esterno, vengono attivate le clausole contrattuali volte a dare rilevanza a tali comportamenti ai fini della risoluzione del contratto e del risarcimento del danno;

–          nel caso di ipotizzata violazione da parte di soggetti che compongono commissioni o comitati in cui sia parte il CND di Asti, il RPC comunica il fatto al consiglio per le determinazioni del caso

–          nel caso di violazione posta in essere da parte di un componente del consiglio, l’autore della violazione avrà l’obbligo di astenersi dalle attività correlate all’adozione dei previsti provvedimenti.

Le eventuali responsabilità previste dalla normativa vigente in capo al RPCT sono fatte valere dinnanzi al consiglio che adotta gli opportuni provvedimenti, conformemente a quanto previsto dalle norme vigenti. L’eventuale rimozione dall’incarico deve, comunque, essere preventivamente segnalata all’ANAC.

In relazione alle ipotesi descritte dovrà essere sempre e comunque garantito il contraddittorio con gli interessati e una procedura di accertamento delle violazioni trasparente e imparziale.

Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza

La normativa ha unificato in capo ad un solo soggetto l’incarico di Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, con l’obiettivo di rafforzarne il ruolo, prevedendo che ad esso siano riconosciuti poteri e funzioni idonei a garantire lo svolgimento dell’incarico con autonomia ed effettività, eventualmente anche con modifiche organizzative. Detto responsabile viene quindi identificato con riferimento ad entrambi i ruoli come Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, o RPCT. A tale proposito si precisa che, in attuazione delle citate disposizioni normative, gli organi di indirizzo devono formalizzare l’integrazione dei compiti in materia di trasparenza al già Responsabile della Prevenzione della Corruzione (RPC), avendo cura di indicare la relativa decorrenza.

Al RPCT sono pertanto affidate anche le funzioni già del responsabile della trasparenza e l’integrità. Esso svolge stabilmente un’attività di controllo sull’adempimento da parte dell’amministrazione degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente, assicurando la completezza, la chiarezza e l’aggiornamento delle informazioni pubblicate. Il RPCT provvede all’aggiornamento della sezione dedicata alla trasparenza nel PTPC, all’interno del quale sono previste specifiche misure di monitoraggio sull’attuazione degli obblighi di trasparenza e ulteriori misure e iniziative di promozione della trasparenza in rapporto con il complessivo PTPC.

Il RPCT controlla e assicura la regolare attuazione dell’accesso civico, compatibilmente con la struttura organizzativa del CND di Asti.

Con riferimento alle procedure di affidamento di lavori e di approvvigionamento di beni e servizi, ove siano previste forme di pubblicazione e comunicazione, si provvederà d’intesa tra il RPCT, il Presidente ed il Tesoriere, che insieme curano il rispetto della trasparenza.

Ove nel CND non sia presente personale dipendente od il personale in servizio non abbia i requisiti professionali e giuridici per assolvere tale ruolo, potrà procedersi alla nomina, quale RPCT, del Presidente o di un componente del consiglio.

Il RPCT si coordina con suo omologo del CNN al fine di rendere coordinata e omogenea e l’attuazione della normativa sulla prevenzione della corruzione in tutte le articolazioni territoriali dell’Ordine professionale della categoria notarile.

Il RPCT predispone il PTPCT e lo propone per l’approvazione del consiglio, ne verifica l’efficace attuazione e la sua idoneità e propone la modifica dello stesso quando sono accertate significative violazioni delle prescrizioni ovvero quando intervengono mutamenti nell’organizzazione o nell’attività dell’ente. Una copia del PTCPT viene trasmesso , ove richiesto, al CNN.

Il RPCT dispone, d’intesa con il responsabile della struttura competente, l’eventuale rotazione, ove possibile, degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento di attività nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione, ove esistenti, e cura l’individuazione del personale, ove presente, da inserire nei percorsi di formazione sui temi dell’etica e della legalità.

Entro i termini da normativa vigente il RPCT, con l’assistenza del Presidente e di chi ne ha la gestione del sito web del CND di Asti pubblica la relazione annuale dell’attività svolta, e la stessa viene trasmessa anche al consiglio.

Trasparenza e accesso civico

La trasparenza è un obiettivo del CND di Asti in tutta la sua attività, pur nel rispetto delle esigenze di riservatezza.

Ogni destinatario del PTPC è tenuto, quindi, a contribuire a questo obiettivo anche attraverso segnalazioni e suggerimenti.

I responsabili della trasmissione, della pubblicazione e dell’aggiornamento di dati ed informazioni eventualmente a termini di normativa vigente sono individuati di concerto tra il RPCT, il Presidente e gli altri componenti del consiglio, che collaborano sia in fase di assolvimento degli obblighi di trasparenza, sia nella successiva fase del monitoraggio, ed il RPCT svolge funzioni di coordinamento e di monitoraggio.

Il sito web del CND di Asti è essenziale per l’obiettivo e deve essere utilizzato, anche con creazione di apposita sezione, per la pubblicazione di dati ed informazioni.

I documenti contenenti informazioni e dati oggetto di pubblicazione obbligatoria ai sensi della normativa vigente, sono pubblicati e mantenuti aggiornati come previsto dalla normativa medesima.

Le informazioni riportate nella apposita sezione del sito web del CND di Asti devono soddisfare i requisiti di integrità, costante aggiornamento, completezza, tempestività di pubblicazione, semplicità di consultazione, comprensibilità, omogeneità, facile accessibilità, nonché della conformità ai documenti originali in possesso dell’ente.

La normativa riconosce a chiunque:

  1. a) il diritto di richiedere alle amministrazioni documenti, informazioni o dati per i quali è prevista la pubblicazione obbligatoria, nei casi in cui gli stessi non siano stati pubblicati in sezione apposita del sito web istituzionale (accesso civico “semplice”);
  2. b) il diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione a sensi di normativa vigente, nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi giuridicamente rilevanti (accesso civico “generalizzato”).

Le istanze di accesso civico semplice vanno presentate al CND di Asti, il quale è tenuto a concludere il procedimento di accesso civico con provvedimento espresso e motivato nel termine di trenta giorni.

Sussistendone i presupposti, il CND di Asti avrà cura di pubblicare sul sito web del CND di Asti i dati, le informazioni o i documenti richiesti e di comunicare al richiedente l’avvenuta pubblicazione, indicandogli il relativo collegamento ipertestuale.

In caso di ritardo o mancata risposta o diniego da parte del CND di Asti, il richiedente può ricorrere al titolare del potere sostitutivo che conclude il procedimento di accesso civico.

Il titolare del potere sostitutivo è il RPCT.

A fronte d’inerzia anche del titolare del potere sostitutivo, il richiedente può proporre ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (a sensi dell’art. 116 del decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104).

L’istanza è gratuita, non deve essere motivata e può essere presentata tramite posta elettronica al CND di Asti (all’indirizzo e-mail «consiglioasti@notariato.it»), che provvede entro trenta giorni a pubblicare nel sito web del CND di Asti il documento, l’informazione od il dato richiesto. Contestualmente, comunica al richiedente l’avvenuta pubblicazione, indicando il relativo collegamento. Se, invece, quanto richiesto risulti già pubblicato, ne dà comunicazione al richiedente indicando il relativo collegamento ipertestuale.

Le istanze di accesso civico generalizzato vanno presentate al CND di Asti il quale è tenuto a concludere il procedimento di accesso civico con provvedimento espresso e motivato nel termine di trenta giorni.

Nei casi di rigetto totale o parziale d’istanza di accesso civico generalizzato o di mancata risposta entro i termini di cui sopra, il richiedente può presentare richiesta di riesame al RPCT, che decide con provvedimento motivato, entro il termine di venti giorni.

Se l’accesso è stato negato o differito a tutela d’interessi pubblici o privati, a termini di normativa vigente, il RPCT provvede sentito il Garante per la protezione dei dati personali, il quale si pronuncia entro il termine di dieci giorni dalla richiesta. A decorrere dalla comunicazione al Garante, il termine per l’adozione del provvedimento da parte del RPCT è sospeso, fino alla ricezione del parere del Garante e comunque per un periodo non superiore ai predetti dieci giorni.

Avverso la decisione negativa in caso di richiesta di riesame, il richiedente può proporre ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale.

L’accesso civico è escluso nei casi di segreto di Stato e negli altri casi di divieti di accesso o divulgazione previsti dalla normativa vigente, ivi compresi i casi in cui l’accesso è subordinato dalla disciplina vigente al rispetto di specifiche condizioni, modalità o limiti.

L’accesso civico è rifiutato se il diniego è necessario per evitare un pregiudizio concreto alla tutela di uno degli interessi pubblici inerenti a:

  1. a) la sicurezza pubblica e l’ordine pubblico;
  2. b) la sicurezza nazionale;
  3. c) la difesa e le questioni militari;
  4. d) le relazioni internazionali;
  5. e) la politica e la stabilità finanziaria ed economica dello Stato;
  6. f) la conduzione di indagini sui reati e il loro perseguimento;
  7. g) il regolare svolgimento di attività ispettive.

L’accesso civico è altresì rifiutato se il diniego è necessario per evitare un pregiudizio concreto alla tutela di uno dei seguenti interessi privati:

  1. a) la protezione dei dati personali, in conformità con la disciplina legislativa in materia;
  2. b) la libertà e la segretezza della corrispondenza;
  3. c) gli interessi economici e commerciali di una persona fisica o giuridica, ivi compresi la proprietà intellettuale, il diritto d’autore e i segreti commerciali.

I pregiudizi concreti da valutare, ai predetti interessi pubblici e privati, costituiscono le c.d. “eccezioni relative o qualificate”.

Affinché l’accesso possa essere rifiutato, il pregiudizio agli interessi riconducibili alle c.d. “eccezioni relative” deve essere concreto quindi deve sussistere un preciso nesso di causalità tra l’accesso e il pregiudizio.

Chi rifiuta l’accesso non può limitarsi a prefigurare il rischio di un pregiudizio in via generica e astratta, ma dovrà:

  1. a) indicare chiaramente quale tra gli interessi elencati dall’art. 5-bis commi 1 e 2 d.lgs. n. 33/2013 viene pregiudicato;
  2. b) valutare se il pregiudizio (concreto) prefigurato dipende direttamente dalla messa a disposizione del dato, dell’informazione o del documento richiesto;
  3. c) valutare se il pregiudizio conseguente alla predetta ostensione è un evento altamente probabile, e non soltanto possibile.

Sono, comunque, rigettate le istanze di accesso civico generalizzato massive o ripetute che si sostanziano in un abuso del diritto.

Mappatura dei processi, identificazione, valutazione e trattamento dei rischi corruttivi

Al fine di effettuare la mappatura dei processi del CND di Asti e le conseguenti attività di identificazione, valutazione e trattamento dei rischi, il RPCT potrà avvalersi, ove lo ritenga, della collaborazione di referenti interni (nominati, su sua proposta, dal consiglio) per eventuali articolazioni dell’ente ove previste:

I processi del CND di Asti sono distinti in tre macro-aree di attività:

  • istituzionali, ossia quelli riferiti alle attività svolte in ragione delle competenze attribuitegli dalle norme vigenti;
  • strumentali, ovvero quelli concernenti i profili organizzativi e funzionali dell’ente, prodromici al corretto esercizio dei processi istituzionali;
  • generali, ovvero quelle considerate obbligatorie dalla normativa vigente e quelle considerate generali dal PNA.

Sono sotto-aree dell’area di attività dei processi istituzionali, le seguenti:

  • vigilanza;
  • disciplinare;
  • formativa (rilascio di crediti formativi professionali);
  • di studio;

Sono sotto-aree dell’area di attività dei processi strumentali, le seguenti:

  • archivio e protocollo;
  • comunicazione;

Sono sotto-aree dell’area di attività dei processi generali, le seguenti:

  • gestione e reclutamento di personale;
  • acquisizione di lavori, beni e servizi;
  • incarichi e nomine;
  • gestione delle entrate, delle spese e del patrimonio;
  • affari legali e contenzioso.

La metodologia utilizzata

Si è proceduto alla compilazione di schede (che si allegano al presente PTPC) di identificazione, valutazione e trattamento dei rischi rilevati (misure specifiche).

Le misure obbligatorie di prevenzione della corruzione

Costituiscono misure di prevenzione della corruzione obbligatorie, poiché previste espressamente dalla normativa vigente:

–          l’adozione di adeguate misure di trasparenza;

–          l’adozione di un codice di comportamento settoriale;

–          la tutela del dipendente che effettua segnalazioni di illecito (c.d. “whistleblower”);

–          la rotazione del personale, ove esistente, nelle aree a rischio corruzione;

–          la prevenzione dei casi di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi;

–          la disciplina dello svolgimento, ove previsto, di incarichi d’ufficio e di attività ed incarichi extra-istituzionali da parte dei dipendenti;

–          la disciplina dello svolgimento di attività successiva alla cessazione del rapporto di lavoro;

–          l’astensione in caso di conflitto di interesse;

–          l’adozione di patti di integrità nelle procedure di affidamento di lavori, servizi e forniture;

–          l’adozione di adeguate misure per prevenire casi di incompatibilità di soggetti nella formazione di commissioni;

–          la verifica dei rapporti tra il consiglio ed i soggetti che con lo stesso instaurano rapporti;

–          la formazione del personale dipendente, ove esistente, in materia di prevenzione della corruzione, etica e legalità.

Il CND di Asti ad integrazione e specificazione dei doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta, ha adottato un “Codice di Comportamento”.

La normativa prevede la tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti (c.d.” whistleblower”), al fine di consentire l’emersione di fattispecie di illecito commesse all’interno delle amministrazioni pubbliche e dei soggetti ad esse equiparate ai sensi della normativa anticorruzione.

Il RPCT accerta che chi segnala illeciti, sia egli dipendente dell’ente o altro soggetto che con esso intrattiene a qualsiasi titolo rapporti, non subisca ingiuste ripercussioni o misure discriminatorie, dirette o indirette, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati alla denuncia.

La segnalazione può essere inoltrata al RPCT, all’autorità giudiziaria e all’ANAC.

Nell’ambito dell’eventuale procedimento disciplinare instauratosi a seguito della segnalazione, l’identità del segnalante non può essere rivelata senza il suo consenso, sempre che la contestazione dell’addebito disciplinare sia fondata su accertamenti distinti e ulteriori rispetto alla segnalazione. Qualora la contestazione sia fondata, in tutto o in parte, sulla segnalazione, l’identità può essere rivelata ove la sua conoscenza sia assolutamente indispensabile per la difesa dell’incolpato.

È fatta salva la perseguibilità per responsabilità penali per calunnia e diffamazione e civili per il risarcimento del danno ingiustamente cagionato.

Il CND di Asti, si riserva di predisporre un’apposita procedura per la presentazione delle segnalazioni di cui al presente paragrafo, a mezzo di opportune iniziative e accorgimenti tecnici affinché siano assicurati:

–          la tutela all’anonimato;

–          il divieto di discriminazione nei confronti del “whistleblower”;

–          la previsione che la denuncia è sottratta al diritto di accesso, salvo eccezioni da normativa vigente.

Il dipendente che ritiene di aver subito una discriminazione, per il fatto di aver effettuato una segnalazione di illecito, deve dare notizia circostanziata dell’avvenuta discriminazione al

Le segnalazioni possono essere inoltrare alla casella e-mail: consiglioasti@notariato.it oppure essere presentate direttamente agli organi sopra indicati, sempre indicando le proprie generalità. Non sono ammesse segnalazioni anonime che possono, comunque, essere fonte di autonome procedure di verifica e vigilanza da parte del RPCT o degli altri organi competenti.

Ove possibile, nel rispetto delle peculiarità strutturali, organizzative e funzionali, e delle professionalità del personale esistente, il RPCT propone al Consiglio eventuali avvicendamenti del personale addetto ai processi a rischio corruzione.

La disciplina delle incompatibilità e delle inconferibilità degli incarichi nelle amministrazioni pubbliche e negli enti comunque soggetti a tale normativa è disciplinata dalla vigente normativa.

Al CND di Asti si applicano le vigenti disposizioni in materia di trasparenza.

I componenti dell’organo di indirizzo politico-amministrativo del CND di Asti, gli eventuali dirigenti, gli eventuali dipendenti, consulenti e collaboratori sono tenuti a sottoscrivere, in aggiunta alle dichiarazioni espressamente previste dalle norme di contrasto alla corruzione, una dichiarazione che attesti l’assenza di cause di conflitti di interesse, anche solo potenziali, rispetto alle attività e alle finalità istituzionali dell’ente.

Al fine di evitare che l’assunzione di incarichi e lo svolgimento di attività extra-istituzionali da parte del personale dipendente possa integrare comportamenti idonei a concretizzare ipotesi di conflitto di interesse, saranno adottate disposizioni regolamentari volte a definire adeguate procedure autorizzative o, comunque, di previa comunicazione.

I dipendenti che negli ultimi tre anni di servizio abbiano esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni non potranno svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell’attività della pubblica amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri.

Detta disposizione prevede la nullità dei contratti conclusi e degli incarichi conferiti in violazione di quanto previsto e il divieto per i soggetti privati che li hanno conclusi o conferiti di contrattare con le pubbliche amministrazioni per i successivi tre anni, con obbligo di restituzione dei compensi eventualmente percepiti e accertati ad essi riferiti.

Ciò posto si prevede che i contratti di assunzione del CND di Asti dovranno contenere la clausola concernente i divieti sopra richiamati e che coloro che partecipano a procedure di scelta del contraente per l’affidamento di contratti di lavori, servizi o forniture o, comunque, coloro i quali intrattengono rapporti contrattuali con il CND di Asti siano tenuti a rendere una dichiarazione nella quale attestino di non avere alle proprie dipendenze ex dipendenti pubblici cessati dal rapporto di pubblico impiego che nei tre anni precedenti la cessazione, abbiano esercitato poteri autoritativi o negoziali nei confronti del soggetto presso il quale risultano assunti. Si prevede, in caso di violazione della citata disposizione contrattuale, l’esclusione dalle procedure di affidamento dei soggetti interessati.

Conformemente a quanto previsto dalla normativa vigente, e dal Codice di Comportamento adottato, gli eventuali dipendenti che nello svolgimento delle attività istituzionali, riterranno di trovarsi in una delle condizioni, anche solo potenziali, idonee a configurare un conflitto di interesse, saranno tenuti a darne tempestiva comunicazione al RPCT.

Il personale dipendente e, comunque, tutti i soggetti che operano in nome e per conto del CND di Asti, sono tenuti ad astenersi dal compimento di qualsiasi attività in costanza di un potenziale o attuale conflitto di interessi, la cui nozione è desumibile dalla normativa vigente e dal Codice di Comportamento adottato.

I soggetti che partecipano a procedure per l’affidamento di lavori, servizi o forniture o che, comunque, ricevono i predetti affidamenti in via diretta, sono tenuti a sottoscrivere i c.d. “patti di integrità” con i quali si obbligano al rispetto:

–          della normativa sulla prevenzione della corruzione;

–          dei principi e delle misure di prevenzione della corruzione previste nel presente PTPC;

–          di quanto previsto nel Codice di Comportamento.

Ai fini della prevenzione del fenomeno corruttivo nella formazione di commissioni e nelle assegnazioni ad uffici, a coloro che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per reati previsti nel Capo I del Titolo II del Libro Secondo del Codice Penale è fatto divieto di:

  1. a) far parte, anche con compiti di segreteria, di commissioni per l’accesso o per la selezione del personale;
  2. b) essere assegnati, anche con funzioni direttive, agli uffici preposti alla gestione delle risorse finanziarie, all’acquisizione di beni, servizi e forniture, nonché alla concessione o all’erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari o attribuzioni di vantaggi economici a soggetti pubblici e privati;
  3. c) far parte di commissioni per la scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi, per la concessione o l’erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché per l’attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere.

Il CND di Asti è tenuto a monitorare i rapporti con i soggetti con esso contraenti o interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti, e soggetti che operano per l’ente.

A tal fine sarà richiesta apposita dichiarazione in cui ciascun componente attesti l’inesistenza di eventuali rapporti o relazioni di parentela con i soggetti partecipanti alla stessa.

Il RPCT pianifica lo svolgimento di eventuali percorsi formativi in materia di prevenzione della corruzione per l’eventuale personale impiegato nelle aree di attività con processi mappati come a rischio, mentre tutto il personale, ove presente, dovrà essere comunque coinvolto in percorsi formativi in materia di etica e di legalità, con particolare riguardo alle regole iscritte nel Codice di Comportamento approvato.

Un ciclo di formazione volto a favorire comportamenti ispirati ai principi etici della legalità, della lealtà e della correttezza, e che contribuisca efficacemente a fare crescere la cultura della legalità, non potrà prescindere dalla piena conoscenza da parte dell’eventuale personale delle disposizioni previste nel Codice di Comportamento nonché nel presente PTPC.

In quest’ottica il CND di Asti assicurerà la massima divulgazione dei predetti documenti all’eventuale  personale, prevedendo, per quanto riguarda la presa d’atto del PTPC le seguenti forme:

–          per il personale dipendente neoassunto si provvederà a far sottoscrivere una dichiarazione di presa d’atto della consegna del Codice di comportamento, e della disponibilità on-line del PTPC;

–          per il personale già in servizio, il PTPC verrà loro notificato tramite posta elettronica e mediante l’affissione di apposito avviso nei locali del CND di Asti;

–          per il personale destinato ad operare o operante nei processi particolarmente esposti al rischio corruzione saranno previsti corsi di formazione specifici e differenziati.

Obblighi di informazione

La normativa vigente impone uno specifico obbligo di informazione, per chi sia addetto a attività a rischio corruzione, nei confronti del RPCT, chiamato a vigilare sul funzionamento e sull’osservanza del presente PTPC.

I dirigenti, od i referenti interni, ove previsti:

–          concorrono alla definizione di misure idonee a prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione e a controllarne il rispetto da parte dei dipendenti;

–          forniscono le informazioni richieste dal soggetto competente per l’individuazione delle attività nell’ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione e formulano specifiche proposte volte alla prevenzione del rischio medesimo;

–          provvedono al monitoraggio delle attività nell’ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione svolte nell’articolazione organizzativa cui sono preposti.

La mancata risposta alle richieste di contatto e di informativa del RPC da parte di soggetti obbligati, in base alle disposizioni del presente PTPC e del Codice di Comportamento, è suscettibile di essere sanzionata disciplinarmente.

Modalità di aggiornamento del PTPC

L’aggiornamento del PTPC dovrà essere adottato entro il 31 gennaio di ciascun anno e comunicato a termini di normativa vigente.

È prevista una relazione annuale del RPCT, da pubblicarsi sul sito web del CND di Asti.